CAMBIAMENTI CLIMATICI E COVID-19
Sono ormai diversi gli esperti concordi nel dire che la pandemia di Coronavirus ha molto a che fare con la crisi climatica in corso. Tra questi c'è anche la direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), Inger Andersen, secondo la quale l’umanità sta scontando gli effetti negativi dell’eccessiva pressione esercitata sull'ambiente. Le hanno fatto eco diversi scienziati di spicco, aggiungendo che è quasi sempre il comportamento umano a provocare il “salto” della malattia dagli animali all'uomo, il famoso “Spillover” (titolo del libro di David Quammen) e che nella fauna selvatica esistono malattie con un tasso di mortalità molto più elevato di Covid-19. In altre parole, stiamo giocando con il fuoco.
Negli ultimi decenni la frequenza delle epidemie si è intensificata, le cause sono imputabili a diversi fattori tra cui i cambiamenti climatici che modificano l’habitat di animali che fanno da vettori a questi virus, la crescente intrusione umana in ecosistemi vergini che spinge la fauna selvatica a contatto con gli esseri umani e la sovrappopolazione associata alla rapidità degli spostamenti delle persone. Se la priorità in questo momento è debellare il Corona-virus, «la risposta a lungo termine deve affrontare la scomparsa dell’habitat di molte specie e, di conseguenza, la diminuzione della biodiversità».
A dirlo è sempre Andersen secondo la quale «mai prima d’ora ci sono state così tante opportunità per agenti patogeni di passare dagli animali selvatici alle persone». Ed infatti il 75% di tutte le malattie infettive più recenti provengono dalla fauna selvatica. La continua erosione di spazi naturali vergini ci costringe a convivere a stretto contatto con animali e piante che ospitano malattie che possono infettare anche noi umani. Basti pensare ai mercati di animali vivi e al commercio illegale di animali in tutto il mondo. La diffusione di virus del genere, in altre parole, sarebbe l’inevitabile risposta della natura alla pressione e all'invasività dell’uomo. Insomma, che ci piaccia o no, siamo intimamente interconnessi con la natura e gli effetti di ogni nostra azione si ripercuotono inevitabilmente su di essa e di conseguenza su di noi. Non si tratta di essere catastrofisti, ma di osservare i fatti e metterli in fila, una spinta in più per ripensare alle nostre azioni, alle nostre economie, alle nostre abitudini.
(fonti open)